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DIETRO la BARRIERA

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Quando per telefonare bisognava fare i salti mortali

Oggi ci sono i telefonini cellulari e, le compagnie di gestione dovrebbero ringraziare le famiglie viaggianti che sono diventati ottimi clienti; ma bisogna partire almeno dal 1989. Allora i telefoni mobili erano considerati un lusso ed adeguatamente tassati. Mi ricordo che scrissi una lettera all’Onorevole Andreotti per presentare la situazione della Gente del Circo e del Lunapark, per loro il telefono mobile non era un lusso, ma una necessità; naturalmente non ho mai avuto risposta.
Prima la Gente del Circo e del Luna Park “usava” gli amici che avevano un telefono fisso in casa. Da un telefono pubblico telefonavano all’amico o al parente avvisando che quella sera da quest’ora a quell’altra si sarebbe fatto trovare al Bar tal dei tali e comunicava il numero telefonico. L’altro telefonava allo stesso amico chiedendo dove e quando trovare l’interessato. Quante volte mi è toccato fare da ambasciatore di poveri ragazzi che semplicemente per telefono avrebbero voluto approfondire un po’ di conoscenza. “Mi raccomando non dire nulla ai miei genitori!”.
Vicino al telefono tenevo un blocchetto (i post-it non erano ancora stati inventati) su cui annotavo le varie chiamate - ma quanti Bar Sport e Bar Roma ci sono nei paesi italiani?- avevo sempre il timore di confondere l’uno con l’altro. Quanta semplicità, riservatezza, quanto pudore e quanto rispetto traspariva da quelle telefonate. Quanti appuntamenti saltati, ignorati, quanta pena per sentire la voce dell’altro, però quanti matrimoni sono nati con tutta questa fatica ed incertezza. Erano altri tempi, oggi con i cellulari e con internet le cose sono tutte più semplici e dirette. C’è il rischio, però, con la facilità di comunicazione e l’uso di chat o network come Facebook di essere più superficiali, di buttare lì le parole tanto per dire qualcosa e perdere tempo; quando le telefonate erano più rare, misurate dal numero di gettoni che si aveva in mano, forse erano più profonde e vere.
Oggi si aspetta il giorno di pausa o il momento dello spianto per prendere la macchina ed andare al circo della fidanzata, magari passarci mezza giornata e poi tornare indietro. Un tempo era difficile anche sapere in quale paese si trovasse il circo, figurarci prendere le auto che erano certamente piccole e in mal arnese. C’è veramente da domandarsi come sia stato possibile arrivare ai matrimoni in quel periodo dalle comunicazioni incerte, con le strade ed i mezzi che c’erano … i salti mortali si facevano in pista per vivere, ma anche nella vita per sopravvivere.
A proposito di telefono, ero un giorno in quel di Padova a trovare un grande e famoso circo. La signora mi chiese se potevo accompagnarla a fare una telefonata. Non dico la scena: appena parcheggiato scendemmo dalla macchina e si formò un piccolo capannello di curiosi, attraversammo la strada sulle strisce pedonali con le auto che si bloccavano per far passare, arrivati al bar ordinammo un caffè, che naturalmente fu offerto dal proprietario insieme ai gettoni per il telefono, accompagnai la signora alla cabina telefonica e tornai al tavolino al mio caffé; il telefono all’epoca era ancora di quelli con il disco combinatore, dopo pochi attimi di semplice imbarazzo la signora mi chiamò a comporgli il numero perché da sola aveva paura di sciuparsi le sue lunghissime unghie: ecco cosa vuol dire aver a che fare con i divi!
Non tutti i circensi sono dei divi, spesso c’è solo un atteggiamento richiesto dalla parte, dalla messa in scena, nel concreto la Gente del Viaggio è gente semplice che arriva a fare anche cose strabilianti ma sa mantenere i piedi per terra nella propria quotidianità. Non di rado capita che un artista di fama internazionale o un direttore di un grande circo passi la serata allo spettacolo di un circo piccolissimo, fermandosi poi a parlare con la famiglia ospite magari davanti ad una tazzina di caffè.

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